La Stella del Texas (Galveston, Tex.), Vol. 2, No. 46, Ed. 1 Saturday, November 22, 1913 Page: 1 of 8
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ANNO II. - N. 46
GALVESTON-HOUSTON, TEXAS, Sabato 22 Novembre 1913
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i A STELLA DEL TEXAS
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IL PROCESSO DI KIEF
E L’ANTISEMITISMO
L’Italia e Imposizione
Universale di San
Francisco.
Fra tutte le nazioni che furono invi-
tate a prendere parte nella gran festa
del 1915 per rialzare colla loro ufficiale
presenza lo splendente sfarzo dell’E-
sposizione Universale del Panama e
del Pacifico, che avrà luogo in San
Francisco per commemorare, colla ce-
lebrazione dell’apertura del Canale del
Panama, l’inizio venturoso d’un nuovo
slancio del commercio del mondo ed
una vastissima estensione dei campi
d’azione della produzione agricola, la
Italia si trova indubitatamente in po-
sizione tanto eccezionale, per multiple
ed attendibili circostanze, che la con-
sigliano e la costringono a decidersi
ad accettare quell’invito senza nuove
esitanze, presentandosi nella mostra
mondiale dei progressi e perfeziona-
menti morali e materiali dei nostri
tempi, ,in modo degno d’una nazione
produttrice, e col decoro d’un popolo
che rispetta la sua virtù artistica da
tutti riconosciuta, e i suoi grandi pro-
gressi attuali forse ancora non abba-
stanza noti dal resto del mondo, nella
esattezza del suo importante valore.
Ed è proprio per ciò che l’Italia non
è più quello che romanticamente fu
creduto mezzo secolo indietro nelle
leggende sentimentali dell’estero, ma
piuttosto un popolo attivo, commercia-
le ed industrioso che nell’ultimo tren-
tennio ha realizzato un mirabile risor-
gimento commerciale, industriale, agli-
colo, economico e scientifico da poter
vantaggiosamente paragonare le più
avanzate altre nazioni e pareggiarne
l’ostentazione nella contesa interna-
zionale del 1915; ch’essa deve affret-
tarsi ad inviare la sua ardentemente
attesa risposta affermativa, evitando
un ritardo dannosissimo a tutti gl’ita-
liani dell’America, i quali attendono
grandissimi vantaggi dall’Esposizione
perchè conoscono bene i grandi benfici
che ne deriveranno pel commercio ita-
liano e perchè sono ansiosi di far co-
noscere ai cittadini americani il pro-
gresso compiuto dalla nazione che
guardano sempre come la loro Madre
patria, la quale non è nota a quelli che
in una semplice concezione artistica
e letteraria.
Questi vantaggi che dall’Esposizione
potranno risentire i commercianti tan-
to esportatori quanto importatori, son
grandissimi, perchè potranno essere
messi sul mercato nuovi articoli,
sconosciuti fino ad ora, mostrando ai
paesi esteri che l’Italia non è solamen-
te privilegiata nei suoi prodotti natu-
rali, ma anche molto avanti nelle sue
manifatture, nelle sue industrie, nelle
scienze e nell’ingegno. Qualunque sa-
crifizio finanziario farà il popolo italia-
no per assistere degnamente all’Espo-
sizione Universale del Panama e del
Pacifico, per esservi completamente
rappresentata in ogni manifestazione
d’arte, scienza ed industria, gli sarà
ricompensato largamente dall’utilità
materiale che ne ritrarrà nel futuro.
Oltre questa ragione positivista, non
è certamente spregevole il successo
morale dell’Italia, che 'ripercuoterebbe
in grande vantaggio per tutti l’Italiani
dell’America, e non soltanto per quelli
della California e tutte le altre contra-
de degli Stati Uniti, ma pure pei loro
fratelli dell’America Centrale e del
Sud. Quelli del Brasile e dell’Argenti-
na hanno già decisamente accordato
partecipare estesamente all’Esposizio-
ne del Panama e non v’è altra miglior
occasione per favorire uno scambio di
interessi italiani fra ambidue i conti-
nenti, mentre la presenza ufficiale de
la Madre patria in San Francisco ora
stringerebbe in nodo fraternale tra
milioni d’italiani delle differenti colo-
nie di tutta l’America, legittimamente
orgogliosi dela splendida mostra che
con facilità può presentare l’Italia.
L’apertura del Canale del Panama,
che rappresenta un vantaggio incalco-
labile nelle comunicazioni ufficiali tra
l’Italia e la California, le nuove tariffe
doganali degli Stati Uniti, che favori-
scono in alto grado l’importazione dei
più abbondanti e ricchi prodotti dell’I-
talia, e l’importanza eccezionale della
colonia italiana californiana, domanda
no che l’Italia, la grande Italia moder-
na, erede degnissima dell’antica signo-
ra del mondo, non dimentichi che al
di là dell’Atlantico, e sopra tutto nella
nuova Italia del Pacifico, la California,
vi sono centinaia di migliaia di altri
suoi figli, che col sudore delle proprie
pregiate energie, col suo lavoro, colla
sua industria, possono offrirle altro
campo, non tinto del sangue patrio,
Un grave scandalo
nella marina francese
Mandano da Marsiglia che un grave
fatto denunciato da alcuni giornali
marsigliesi è destinato ad avere una
larga eco in Parlamento. Tempo fa la
amministrazione della marina france-
se metteva in vendita la carcassa della
corazzata “Iena” che aveva servita a
delle prove di tiro. La corazzata venne
comprata per 30.000 lire dal presidente
della Camera di commercio di Tolone
il quale però non avendo a sua disposi-
zione il» personale necessario la riven-
deva a uno specialista del genere, il
Sig. Cesano di Genova il quale prese
possesso della carcassa nell’isola di
Corquerolle e una squadra di operai i-
niziò rapidamente i lavori. Ogni setti-
mana dei velieri partivano per l’Italia
carichi di materiale, tanto che si crede
che si sia già estratto per 300.000 lire
di materiale. I demolitori giunti nella
stiva si accorsero un giorno che vi era
del fumo.
Impressionati iniziarono delle ricer-
che e trovarono un -deposito delle ri-
cerche e trovarono un deposito di car-
bone. La corazzata conteneva infatti
ancora 400 tonnellate di carbone che
l’amministrazione della marina fran-
cese aveva dimenticato di togliere. Il
valore di questo carbone che venne in-
viato a Genova è di oltre 15.000 lire,
ma — continuano i giornali — i demo-
litori dovevano fare ancora altre sco-
perte. Infatti oltre i cannoni senza cu-
latta che si trovavano a bordo rinven-
nero anche degli obici che non avevan
mai servito e che destarono anzi un vi-
vo panico tra gli operai i quali non
volevano continuare i lavori.
Il Cesano imbarazzato si rivolse ad
un suo fratello, ufficiale di artiglieria
italiano, il quale sarebbe giunto il 21
di questo mese all’isola di Corquerolle
e avrebbe cominciato l’esame di que-
sti obici, facendo gittare a mare quelli
che non presentavano nessun interes-
se, e inviando in Italia gli altri.
Il “Matin” ha interpellato in pro-
posito il Ministero della Marina il qua-
le ha assicurato che nella stiva non vi
erano più di 200 tonnellate di carbone
del valore di 10.000 lire per ritirare il
quale si sarebbe dovuto spendere una
forte somma. Quanto ai cannoni si trat
terebbe di cannoni da 30, alcuni inuti-
lizzabili, e i proiettili non esplosi non
offrirebbero alcun segreto e il loro va-
lore sarebbe inferiore alle spese neces-
sarie per toglierli dalla nave.
Caro Sig. Luigi Vaiani.
La prego di comunicare sul suo gior-
nale, che ieri, alle ore 9 P. M. al no-
tissimo amico Rosario Vallone del N.o
315 Preston Ave. gli fu donato, dalla
sua gentile sposa, una bellissima e paf-
futa pargoletta.
Puerpera e neonata godono ottima
salute.
Auguri! di perenne felicità all’amico
Vallone, e sua consorte!
Ringraziandola per lo spazio conce-
dutomi, sono suo dev.mo amico
T. La Motta.
Houston, 11-14-1913.
N. d. r. Aggiungiamo le nostre congra-
tulazióni e i nostri vivissimi augurii.
ma ben più fecondo e gradito, in que-
sta impareggiabile spiaggia del mar
Pacifico, che sarà nel 1915 il Foro del
Mondo e che colla sua svariata produ-
zione, il suo clima temperato e piace-
vole, le sue proprie valli, le sue pianu-
re fiorite e la gaiezza delle sue rive,
orlate di verdi montagne e di boschi
frondosi, ci ricorda le linee ed i colori
dei bei paesaggi della penisola italica,
la finezza della sua aria, lo splendore
della sua luce, la bellezza e l’abbondan
za delle sue ricche coltivazioni.
L’odierna Italia, che può figurare a
l’avanguardia della civilizzazione mo-
derna, non deve in nessun modo fare
sgarbo alle grandi colonie dei figli suoi
che si raduneranno in San Francisco
nel 1915 per aspettarla amorosi coi
bracci aperti, e nemmeno eludere il
suo obbligo di mostrarsi tale e quale
essa è oggi, in tutto il suo valore, al
mondo intiero nell’occasione unica de
la gran fiera della Porta d’Oro, con u-
na splendida partecipazione degna di
sè stessa e degna pure della fiorente
emigrazione californiana, che coi suoi
sforzi di lavoro e probità si è fatta
modello delle colonie italiane, e merita
il ricordo e l’aiuto della lontana Ma-
dre patria.
N. ORESTE GUILLE.
San Francisco, Novembre 8 1913.
Pietroburgo, 26 ottobre.
Può sembrare, da lontano, una cosa
incredibile. Un uomo, a Kief, è proces-
sato per un delitto atroce: dissangua-
mento d’un bambino con raffinata len-
tezza, mediante quarantatre ferite di
arma pungente. Le prove contro que-
st’uomo, che si chiama Beilis, sono
due: è ebreo, e porta la barba nera.
Viceversa, tutti i sospetti, le accuse,
le prove, i misteri del tenebroso fatto
gravitano intorno alla figura di una tal
Vera Ceberiak, che appare nel proces-
so come il principale testimone d’accu-
sa; comune è la convinzione che essa,
anche se non partecipe del delitto, sap-
pia tutto: l’ambiente di ladri e di mal-
fattori di cui essa risulta la manuten-
gola giustifica anche troppo la suppo-
sizione. Tuttavia essa è libera, strenua
mente sostenuta dal pubblico ministe-
ro e dalla stampa antisemita. Beilis è
in carcere perchè un bambino ora mor-
to, proprio il figlio di costei, avrebbe
dichiarato che la vittima fu rincorsa
e affrontata da un uomo colla barba
nera, e perchè ai funerali della vitti-
ma un gruppo di giovani antisemiti di-
stribuì un manifestino in cui si accu-
savano del delitto gli ebrei, che l’a-
vrebbero compiuto secondo il loro rito
come sacrifizio pasquale.
Le passioni si scatenano: a Kief si
temono disordini, qualunque sia per
essere la sentenza; fervono aspre le
polemiche della stampa, intenta da u-
na parte a dimostrare la effettiva esi-
stenza dell’infanticidio rituale nelle
tradizioni ebraiche, dall’altra l’assolu-
ta insussistenza di una tale accusa e
l’odioso carattere di persecuzione reli-
giosa e di razza della calunnia, tirata
fuori a bella posta per suscitare nuovi
“pogromy”.
Leggete il “Novoie Vremja; par di
leggere il resoconto di un altro proces-
so: lo scopo è di dimostrare che tutte
le accuse relative alia Ceberiak sono
una costruzione degli ebrei per deviar
la polizia e la giustizia; tutti i dotti,
più o meno ignoti, assicurano che la
tradizione ebraica ammette il dissan-
guamento dei fanciulli cristiani per fi-
ni rituali.
Leggete il “Diev”, o qualsiasi altro
giornale non ostile agli ebrei; l’inven-
zione a carico di Beilis è una costru-
zione del covo di malviventi che fa ca-
po alla Ceberiak, e che probabilmente
è l’autore dell’efferato delitto; i circoli
antisemiti, per scopi politici, non han
esitato a sostenere i malviventi, pur
di raggiungere, colla condanna di un
ebreo per delitto rituale, il fine deside-
rato. Il pubblico ministero è della com-
briccola, e basa il suo giuoco sulla an-
tipatia istintiva dei contadini giurati
contro il “giudeo”.
E’ l’esplosione di una rivalità terri-
bile, nelle sue forme più odiose; l’infe-
lice che sul banco degli accusati aspet-
ta, fra rassegnato e stupito, la senten-
za, e’ il segno d’un odio immane e il
vessillo di una difesa disperata; è la
vittima quasi innocente, di una lotta,
che impronta di sè gran parte della vi-
ta interna della Russia.
Per gli ebrei, Beilis è ormai un sim-
bolo, sarà forse presto un martire, una
vittima, un nome di battagia; è il
Dreyfus della Russia.
Essi hanno raccolto le opinioni de-
gli storici e degli scienziati cristianis-
simi, da bolle pontificie antiche e mo-
derne e pareri di cardinali, come l’A-
gliardi. Tutti documentano che l’infan-
ticidio rituale prescitto dalla religione
di Israele è una scellerata fiaba. Ma
che importa?
Per gli antisemiti (homo homini lu-
pus) l’innocenza di Beilis non conta;
purché si possa, colpendo lui, acca-
sciare sotto il peso d’una condanna in-
fame tutta la razza odiata; la condan-
na è necessaria, per fini “politici”.
Tale è sempre la psicologia dell’anti-
semitismo. Giustificare, a meno che
non si ritenga lecito condannare co-
scientemente un innocente, non si
può; spiegare si possoon molte cose,
quando si conosca l’asprezza della
questione ebraica in Russia e la conti-
nua tensione degli animi, anche indi-
pendentemente dall’eccitamento, ora-
mai quasi triennale, prodotto dall’affa-
re Beilis.
Se la politica di Stolypin contro gli
ebrei è popolare in Russia, gli e’ che
il russo succhia per così dire col latte
materno l’avversione per il popolo di
Israele. Se date retta agli studenti e-
brei che, impediti di entrare nelle uni-
versità russe, dilagano nell’occidente
ospitale a portare un eco del paese lon
tano — quegli studenti che una recen-
te ordinanza escludeva in gran parte,
per ragioni politiche e nazionali, dalle
università germaniche — Stolypin rap-
presenta la reazione temuta e odiata,
l’oppressione del popolo che lavora e
che soffre, la compressione degli spiri-
ti liberi a cui è tolta la voce della stam
pa; è il simbolo insomma e il riprendi-
tore di quella politica czarista che ai
suoi tempi destò tanti magnanimi sde-
gni nel cuore dei nostri Morgari gran-
ai e piccoli.
La realtà è un’altra: il popolo russo
è abituato, e non ci fa caso, agli arbi-
tri! dell’amministrazione e della poli-
zia, ma odia l’ebreo, e approva di cuo-
re quella politica che in apparenza la
libertà di tutta la nazione, in realtà è
diretta precipuamente, se non esclusi-
vamente, contro gli ebrei. La libertà
completa di stampa gioverebbe solo a-
gli ebrei, che hanno in mano quasi tut-
ta la stampa, e che ne approfitterebber
per condurre più aperta e più chiara la
campagna contro le istituzioni nazio-
nali che al russo sono più care: l’aper-
tura delle università e delle carriere
di Stato agli ebrei, significherebbe a
breve scadenza l’ebreificazione delle
professioni libere e della, burocrazia,
che finora è una forza — coll’esercito
e la polizia, una delle tre grandi forze
— della Russia autentica, cioè zarista
e ortodossa; l’estensione del diritto di
soggiorno agli ebrei signifiicherebbe
soltanto l’aprire nuove terre e nuove
città alla loro implacabile, tacita, ine-
vitabile invasione.
Il russo vede l’ebreo dappertutto in-
torno a sè; lo riconosce, con un istinto
che lo straniero acquista solo dopo
moU-n tempo, allo sguardo, all’infles-
sione della voce, al nome, al cognome;
fiuta con sospetto e con antipatia lo
spirito della razza nelle innumerevoli
imprese che vanno sempre più ebreifi-
cando la vita economica di una grande
parte della Russia,, specie di quella oc-
cidentale; sente l’intima avversione a
la “sua” anima russa nelle idee e nella
opera politica dei partiti di Sinistra,
che pure non sono interamente compo-
sti di ebrei.
Le due società, la russa e l’ebreea,
non si fondono, ancorché relazioni di
salda amicizia individuale sussistan di
frequente fra l’uno e l’altro campo. Lo
ebreo, con quell’istinto di assimilabili-
tà che è proprio della sua razza, vor-
rebbe penetrare, confondersi nella vita
russa, dirsi russo; ma trova tutte le
porte chiuse; in compenso, chiude al
russo il campo dei suoi affari, i cui
frutti sono rigorosamente serbati ai
suoi connazionali.
Se dappertutto l’ebreo riesce a pene-
trare, e ad acquistare un’altra ingeren-
za nella vita economica, e specie fi-
nanziaria, delle nazioni moderne, nella
Russia esso trova da questo punto di
vista molto minor resistenza; a causa
dei difetti innati del temperamento
russo.
Anche il russo è uomo d’affari, è a-
vido di danaro, sovente non guarda a
mezzi per procurarselo; è intelligente
e anche laborioso, nonché’ discreto
produttore di ricchezza; ma quando ha
guadagnato, sperpera: in spese di lus-
so, in divertimenti, al giuoco, distrug-
ge in una notte il guadagno di un me-
se; vende o impegna in primavera la
pelliccia che ha acquistato in autun-
no; sconta con malattie le orgie not-
turne; paga allo strozzino intercessi
favolosi per i piaceri goduti a credito.
Ma alla fine si ritrova che chi ha gua-
dagnato in tutte queste operazioni è
l’ebreo; ebreo è l’impresario del caffè
concerto o della casa da giuoco o di
qualche altro divertimento in cui il
russo scialacqua in una notte il gua-
dagno di un mese; ebreo è il negozian-'
te di pelliccio, il compratore del ve-
stiario usato, l’azionista del monte di
pietà; ebreo lo specialista di malattie
veneree, ebreo lo strozzino. Ma l’e-
breo conserva, e mette a frutto, e così
monopolizza la più desiderata delle
merci, il danaro. E il bel giorno che
il russo, concepita un’idea geniale, una
impresa audace e lucrosa, ha bisogno
di danaro per metterla in opera, dovrà
rivolgersi alle banche ebree, perchè al
tre non ve ne sono; il giorno che ha
bisogno di un po’ di fama, deve paga-
re il giornale ebreo che lo lanci dalie
sue colonne.
A Pietroburgo, salvo il “Novoie Wr>
mia” e due ufficiosi che nessuno legge,
la stampa è tutta in mano degli ebrei,
Continua alla pagina 8
Impressioni
di Carnevale
Sotto un bel cielo primaverile che
infondeva all’animo una gioia insolita,
quasi sconosciuta, l’automobile divo-
rava la via bianca, mentre l’occhio va-
gava nello spazio interminabile di una
campagna brulla, squallida.
Giungemmo a Houston verso il
mezzogiorno, nell’ora in cui è accor-
data, con parsimonia egoistica, la tre-
gua del pasto alla gran macchina u-
mana che popola le officine e gli uffici,
che produce tanto e tanto poco ritrae,
e si affanna meccanicamente, fatal-
mente, nella corsa pazza verso la mor-
te....
La metropoli texana era in festa!
Lo dicevano l’animazione vivissima de
le sue arterie gremite, lo dicevano i
segni esteriori di una ' gioia, sia pure
momentanea, che l’osservatore poteva
scorgere sui volti di tutti.
Il Carnevale di Houston è uno dei
più importanti avvenimenti dello Sta-
to del Texas, e in quella settimana si
riversano sulla città migliaia di visita-
tori, che fra la gaia popolazione di
Houston trovano di che distrarsi e di
che divertirsi. Noi fummo appunto fra
quei visitatori che consumarono il loro
tempo in mezzo ai divertimenti e alle
cortesie.
Senza soffermarci su tutti i minuti
particolari — e ciò sarebbe lungo, in-
terminabile — diremo come ci fu gra-
to il salutare vecchi e cari amici come
Tony La Motta gentilissimo ed affa-
bile sempre, il caustico fiorentino F.
Parrini e Paolo Maiorana, simpatica
figura di spartano, che ha sempre una
lancia da spezzare in favore degli i-
deali veramente democratici, pei quali
strenuamente ed indefessamente com-
batte, e tanti altri — non meno bravi
— di cui ci sfugge il nome.
Durante il nostro soggiorno in Hous-
ton abbiamo potuto vedere lo sviluppo
meraviglioso di quella città cne si av-
via dritta e sicura verso il suo trionfo,
e proprio in Houston, durante il corteo
carnevalesco della sera di martedì,
noi abbiamo pur visto, fra i ricordi
lontani, se non il vero e genuino ca-
rattere, le parvenze di una di quelle
feste all’uso nostro, nelle quali il po-
polo entusiasmato si sente preso dal
bisogno di dimenticare in un’ora di
gaudio, tutte le amarezze che sono le
uniche damigelle della signora vita.
Avevamo avuto l’occasione di cono-
scere la città di Houston nel suo ru-
moroso quartiere industriale e com-
merciale, ne avevamo ammirati a collo
storto, gl’innumerevoli grattanuvole,
ma l’ultima volta avemmo il piacere di
visitare pure il quartiere delle residen-
ze, ammirando cosi parecchie bellezze
sino allora a noi sconosciute.
Una gita infatti nella bellissima Au-
stin Street, uno sguardo fugace a We-
bster, Leeland, McKinney, Milam, Dal-
las streets etc. etc., e una passeggiata
notturna verso il Rice Institute che
risplendeva in, tutta la sua grandezza
integrale sotto i raggi pallidi della dol-
ce Silene, che si compiaceva di sorri-
dere ben augurando a quel tempio e-
ducativo che onora Houston, quella gi-
ta dicevo e quella passeggiata nottur-
na memorabile — io e il mio più pros-
simo compagno di viaggio discutevano
vivacemente di religione — mi con-
vinsero senz’altro che Houston è una
bella città.
Per quanto non mi sia fermato nella
Metropoli Texana troppo a lungo, pure
serbo grato nell’animo il ricordo della
buona accoglienza ivi ricevuta, una
profondissima impressione di quei bel-
lissimi festeggiamenti e una memoria
nostalgica — puritani, non scandaliz-
zatevi! — di qualche sorriso ammalia-
tore che vedemmo spuntare — pro-
prio come fiore— sulle labbra coralline
e sensuali di qualche bella bimba
Houstoniana.
Il viaggio di ritorno si effettuò dun-
que nella rievocazione di queste cose
liete che non si possono dimenticare,
ma prima di chiudere debbo far noto
un particolare triste.
Nel ritorno, vicino al nuovo ponte,
scorgemmo un uomo che seduto, af-
franto, sopra una valigia di poveri in-
dumenti, ci fece segno di fermare.
Lo raccogliemmo e lo portammo a
Galveston ove recavasi in cerca di la-
voro. Era esso un povero operaio boe-
mo: veniva da Alvin ed era stanco,
stanchissimo ed affamato!
Guardandolo in faccia, su quella fac-
cia rude ma buona, sulla quale le in-
giustizie e le sventure umane aveva-
no lasciato traccie profondissime, una
viva commozione mi prese, mentre in-
precai duramente, coscientemente,
contro la odierna Società.
I. V.
IN GALVESTON
NOZZE PASTORE-HERTON.
L’amico carissimo F. L. Pastore si
univa in matrimonio, domenica scorsa
16 corr., con la bella e intelligente si-
gnorina Theresa Herton.
Alla cerimonia civile — i novelli
sposi dettero encomiabile esempio di
alto sentire escludendo, senz’altro, la
cerimonia religiosa — presenziarono
gl’intimi e un limitatissimo numero di
amici.
Pel carissimo Pastore e per la sua
gentile consorte, formuliamo i nostri
auguri i più buoni, i migliori.
LA BANDA ELLERY.
Oggi e domani verranno eseguiti, ne
l’Auditorium cittadino, quattro concer-
ti musicali, dalla superba organizzazio-
ne musicale conosciuta sotto il nome
vittorioso di Ellery’s Band.
Chi vive e ricorda non può aver cer-
to dimenticato le ineffabili delizie pro-
vate dall’elettrizzato uditorio che gre-
miva costantemente i locali del Cotton
Carnivai durante i festeggiamenti del
1912, e sentirà nuovamente adesso im-
perioso il bisogno di presenziare a que-
sti concerti che saranno una nuova,
radiosa affermazione artistica.
La banda Ellery è ancora sotto la
valentissima direzione del maestro
Taddeo Di-Girolamo, che tante vivissi-
me simpatie e tanta ammirazione sin-
cera suscitò nel pubblico di Galveston
poiché egli è bravo quanto modesto.
Non è utile dilungarsi nel tessere le
lodi meritatissime di questa gloriosa
organizzazione musicale che ha trion-
fato ovunque, in Europa e in America,
ma riteniamo opportuno invitare cal-
damente tutti i nostri connazionali ad
accorrere in massa ai suddetti concer-
ti che meritano davvero tutto l’inco-
raggiamento e l’entusiasmo del pub-
blico in generale e degli italiani in
particolare.
Augurandoci dunque di vedere nu-
merosi i nostri connazionali interveni-
re all’Auditorium, formuliamo per la
banda Ellery il più caldo augurio di
successo dando col cuore il nostro ben
venuto al maestro Di-Girolamo e al
yproprietario Claming Ellery, nostri
carissimi amici.
PER UNA PROGETTATA
ESCURSIONE.
I piani inerenti alla gita commercia-
le che si effettuerà nel Canale Interco-
stale essendo già completati, la data
di questa escursione è stata fissata
per domenica 23 corrente.
I gitanti, che saranno certamente©
numerosi, visiteranno le seguenti loca-
lità: Corpus Christi, Velasco, Free-
port, Brazorio, Hinkle.s Ferry, Mata-
gorda, Collegeport, Palacios, Port La-
vaca, Port O’Connor, Seadrift, Tivoli,
Austwell, Rockport e Aransas Pass.
L’escursione che si effettuerà in bat-
tello a vapore per l’andata, e per mez-
zo ferrovia pel ritorno, durerà circa
una settimana, e riporterà senza dub-
bio quel successo sperato dai bravi ini-
ziatori.
PEL COTTON CARNIVAL DEL 1914.
Pareva sino ad ora che l’idea del
Cotton Carnivai fosse abbandonata
per l’anno venturo, quando una buona
notizia — e di ciò ci compiacciamo vi-
vamente — ci è giunta in tempo per
potere affermare che ancora una volta
il Cotton Carnivai sarà deegnamente
riconosciuto.
Un comitato di volenterosi è stato
all’uopo nominato e si può fin da ora
sperare che gl’iniziatori riesciranno
nel suo lodevole intento.
Noi non possiamo che plaudire a
questo movimento di risveglio della
nostra Città poiché veramente a Gal-
veston c’è bisogno di muoversi e di
muoversi sul serio, altrimenti con la
nebbia e le leggi barbine che ci af-
fliggono, finiremo per esser qualificati
come gli abitanu della Città morta.
Fatti dunque ci vogliono, non chiac-
chiere roboanti che non approdano a
nulla. E’ per questa plausibile e logica
ragione che battiamo le mani al Comi-
tato testé costituitosi.
UNA FESTA DANZANTE.
Per quanto parecchi preti — i preti,
pare impossibile, ficcano il naso dap-
pertutto — abbiano avanzato la loro
protesta per la salvazione dell’anima
e per la difesa della morale, la festa
danzante a completo beneficio del Ro-
senberg Home, avrà ugualmente luogo
la sera di martedì 25 corr. nella splen-
dida sala del Galvez Hotel.
Quelli che preferiscono la beneficen-
za pubblica alle inutili e ridicole sco-
muniche, sono avvertiti.
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Vaiani, Louis. La Stella del Texas (Galveston, Tex.), Vol. 2, No. 46, Ed. 1 Saturday, November 22, 1913, newspaper, November 22, 1913; Galveston, Texas. (https://texashistory.unt.edu/ark:/67531/metapth1178605/m1/1/: accessed July 17, 2024), University of North Texas Libraries, The Portal to Texas History, https://texashistory.unt.edu.; crediting Rosenberg Library.