La Stella del Texas (Galveston, Tex.), Vol. 5, No. 13, Ed. 1 Friday, March 31, 1916 Page: 1 of 6
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GALVESTON-HOUsrOM, TEXAS, Venerdì 31 Marzo 1916
ANNO V. - N. 13
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LA STELLA DEL TEXAS
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IN TEMA DI “PREPARAZIONE”
Critica e commenti di HENRY FORD
sulla guerra in generale e la “Preparedness” americana in particolare
Traduzione di ITALO
in.
Un individuo che volesse combatte-
re il fuoco nelle sue fabbriche prese
dalle fiamme, deve forse riempire le
fabbriche stesse di sostanze infiam-
mabili? E’ ciò che sta facendo la “pre-
parazione”. Ed allora, certamente, de-
ve venire l’inevitabile.
Qual’è il profitto dell’uomo che pa-
ga per- tutto questo?
E’ la fatica di sopportare il macchi-
nario guasto fino a che pochi uomini
vi perdono la vita, toccando appena
nei loro ultimi sospiri il solo puntello
rimasto a reggere il resto del fabbri-
cato. Ed ecco allora che l’uomo deve
la sua vita per la causa del fuoco ad
ogni costo, o tornare a casa mutilato.
Per coloro che rimangono sani e sal-
vi fino all’epilogo di sì dolorosa follia,
non vi sono che gravi tasse, e le cre-
pe alla porta di casa 1)
Nello stesso modo che coloro i quali
alla fine della grande guerrà appia-
neranno le cose stabilendo le condizio-
ni di pace e di interessi, non saranno
coloro che combattono sulle trincee;
saranno invece quelli che siedono at-
torno alla tavola imbandita 2).
Se una centesima parte dell’uno per
cento di tutto quanto è stato speso
su questo genere di “preparazione”
fosse stato usato per sopprimere cer-
te internazionali controversie erette
su da una diplomazia originante fino
da remote epoche, la guerra sarebbe
cessata da molti secoli fa 3).
Ognuno che abbia un po’ di buqn
senso deve ammettere che il metodo
è folle. E’ folle perfino la “gloria” di
guerra del tempo antico, l’eterna vit-
tima della scienza. Perchè allora con-
tinuare ?
Perchè non cominciare ora a fabbri-
care un macchinario di “ragione” atto
ad eseguire quel lavoro per cui una
macchina della “forza” non è adatta?
Questo è il grande dovere che si pone
di fronte a coloro che governano 4).
In tutto il labirinto dell’argomento
per la preparazione i fatti sono pochi.
Ma perfino i più ardenti avvocati ri-
chiamano l’attenzione sulla coinciden-
za che questo è l’anno delle elezioni
presidenziali.... 5).
Se la causa risiede in questo fat-
to— ed io non posso giudicarne per
la ragione che sono pochissimo ver-
sato nei trucchi politici — è giunto il
tempo in cui gli elettori devono ram-
mentare ai loro deputati e a qualsiasi
dei loro candidati in cerca di favori...,
elettorali, che il popolo non vuol spen-
dere il suo denaro per armare gli spi-
riti invasi dal Presidente o da chiun-
que altro, sia esso un sincero patriot-
■ ta o un patriotta di.... munizioni.
fasciare al Presidente e ad altri,
che stanno predicando la dottrina del
timore, trovare e fissare il nemico;
lasciar provare ad essi che il nemico
si approssima a noi, è lo stesso che
ogni americano depositi la sua fortuna
e la sua vita ai piedi del Presidente,
come gli antenati fecero a loro tempo.
Ma gli stessi Americani, le menti
forti del popolo industrioso, non de-
porranno neppure un nickel se essi
sì convinceranno che stanno pagando
follemente per una elezione o una rie-
lezione alla Casa Bianca sotto la spe-
cie di difesa della propria casa o del
focolare domestico. E questi americani
usano un sistema prettamente erroneo
nel dimostrare la loro impazienza per
certe seducenti favole propalate dai
volponi e dai maniaci.
Io urgo strenuamente ogni Ameri-
cano interessato in questo soggetto
(che dovrebbe conquidere tutti i buo-
ni e i coscienti) di scrivere all’onor.
Clyde H. Tavenner, presso il Parla-
mento di Washington, per chiedergli
di pronunciare discorsi rivelanti i no-
stri profondi sentimenti sul soggetto
dell’agitazione di “preparazione” 6).
Io strenuamente urgo ogni uomo o
donna che desidera la pace di questo
paese, di sottoscrivere una protesta
contro lo stravagante programma ora
in Congresso, di scrivere al Deputato,
al Senatore del proprio Stato e al Pre-
sidente degli Stati Uniti- Una massima
o due saranno sufficienti per rimar-
care il fatto. Occorre soltanto spiegare
chiaramente il soggetto 7).
Ricordate, o lettori miei, che i De-
putati al Parlamento, i quali si son
posti ad energicamente combattere il
progetto della “preparazione” hanno
bisogno d’incoraggiamento della popo-
lazione.
Essi affrontano oggi una solida mu-
raglia di ridicolo da un lato e di silen-
zio dall’altro per parte della stampa
delle città, mentre l’umana natura
trova arduo il sopportare un sì costan-
te martellamento, di certa opinione
pubblica, abbenchè l’oggetto degli at-
tacchi s’imprima sopratutto fuori di
ogni sincerità. Se voi sentite che la si-
cureza del Paese è in pericolo solo per
arte di manipolazioni politiche, a vo-
stra volta fate della protesta una po-
litica, in maniera da poter battere il
colosso avversario più forte e più in
fondo 8).
Quanto a me, con la pubblicazione
di questo e di altri articoli in sogget-
to, non ho altro intento che quello di
salvare l’America dallo spargimento di
sangue in cui si vorrebbe trascinare al
più presto, e salvarla inoltre da una
coscrizione inevitabile dei suoi giova-
ni elementi.
Io sento che se questo sovraccarico
militarista viene dal paese assunto,
gli Stati Uniti entro dieci anni saran-
no in iscompiglio, le industrie paraliz-
zate e i suoi uomini, invece di essere
al lavoro nel tranquillo movimento in-
dustriale, lascieranno la loro vita ri-
gogliosa nelle trincee. E sento ancora
che questi uomini non moriranno per
la difesa del loro paese, come ora ci
vien detto, ma periranno per la causa
di uomini ed enti conquistatori i quali
si assumono il diritto di vivere in pa-
ce e felicità alle spalle dell’altrui sven-
tura.
1) Proprio come afferma costante-
mente la categoria intellettuale ed e-
nergica della gran massa del proleta-
riato, benché con poca fortuna, ora
più che mai per lo sterminio della guer
ra europea, la quale ha assorbito sata-
nicamente anche molti fra gli elemen-
ti rivoluzionari delle nazioni.
2) Una storia vecchia cotesta, che
somiglia molto alle divisioni del botti-
no dei pirati o dei briganti, con la sola
differenza che questi ultimi, agendo
direttamente nell’opera depredatrice,
qualche volta azzardano pure la vita.
3) Questa non è una quistione da
risolversi finanziariamente, bensì con
l’opera tenace di una forte coscienza
popolare, pel cui mezzo le masse in-
telligenti sappiano discernere fino in
fondo dove risieda la causa prima di
tal genere di calamità sociali — che
diversamente non si potrebbero chia-
mare — e far “tabula rasa” di quella
causa allorché ne avranno precisato
la quintessenza e il valore attivo in
qualità di fenomeno agente sulle sorti
della società odierna.
4) Precisamente in rapporto a quello
che si dice proprio qui sopra: fabbri-
care un macchinario in trasformazione
delle basi che reggono il sistema ac-
cennato, in guisa che, per es., comin-
ciassero a cessar di esistere i grandi
capitalisti (individuali o incorporati)
che il Ford accusa come fattori prin-
cipali dei conflitti armati fra le nazio-
ni. Io non credo però che Mr. Ford
arrivi a tanto, principalmente per ra-
gioni sociali.
5) Eh, sì! L’eterna magagna delle
elezioni, che spesso corrompono anche
i migliori uomini. Ma come migliorare
l’istituzione se essa è tutta improntata
nell’intrigo e nella compra-vendita?
Come nettarla da tanta zavorra se il
popolo stesso è stato educato per più
generazioni ad eleggersi i 'rappresen-
tanti non col mezzo della libera scel-
ta, ma con quello della speculazione e
del favoritismo?
6) I discorsi di Tavenner — massi-
mamente se pronunciati in pubblica
piazza — potrebbero riscuotere un
quache risultato, ma non certo abba-
stanza per modificare l’opinione gene-
rale del pubblico che è in favore della
“preparazione” in forza di quell’entu-
siasmo che gli viene astutamente ino-
culato da un’educazione morale tutta
particolare di questo Paese nelle sue
tradizioni bellicose.
7) E’ un po’ poco, in verità, specie
quando si pensa che per ragioni dette
in antecedenza non si otterrebbe che
l’adesione di pochi intellettuali ad e-
manare la protesta consigliata.
8) Peggio ancora, usare gli stesi
sistemi equivochi per guarire un male
che ha profonde radici!
FINE.
LA CACCIA A
PANCHOVILLA
Nel seguir l’asserzioni della stampa
quotidiana locale riguardanti lo stato
delle operazioni di guerra delle trup-
pe degli Stati Uniti, in collaborazione
a quelle del generale Carranza per
catturare Villa e la sua banda, pubbli-
cammo nello scorso numero una noti-
zia sensazionale che poi i fatti — an-
ziché la doverosa rettifica della stam-
pa menzionata — smentirono di per
sè stessi pochi giorni dopo.
Noi dicemmo che Carranza aveva
tradito l’alleanza degli Stati Uniti, get-
tandosi d’un tratto dalla parte delle
truppe del generale Villa, forse con lo
scopo di combattere insieme l’esercito
americano, che evidentemente fra po-
co si sarebbe ingrandito. Ebbene, ora,
dai telegrammi che giornalmente arri-
vano dal luogo della campagna mili-
tare, vien dimostrato che le operazioni
procedono regolarmente secondo i pat-
ti stabiliti di comune accordo fra il
Governo di Washington e la fazione
carranzista.
Meglio così, dunque, e accidenti ai
“misreports”. Poiché d’altronde, non
avendo neppur noi molta fiducia nella
correttezza del Senor Carranza in fat-
to di politica, a cagione delle sue con-
tinue stravaganti azioni verso amici
e nemici, prestammo fede intera a quel
falso rapporto, che oggi ci affrettia-
mo a rettificare onestamente.
La banda villista è ora per conse-
guenza inseguita in più parti dalle
truppe americane e da quelle di Car-
ranza. Essa si era nella scorsa setti-
mana rifugiata tra le gole delle mon-
tagne, ove rendevasi pressoché inac-
cessibile ravvicinarsi del nemico, ma
in questi ultimi giorni ha creduto bene
di uscirne, e forse nell’ingrossare il
proprio esercito, il generale Villa pre-
parerà i suoi piani di difesa, se non di
attacco, pel momento opportuno contro
le forze riunite degli inseguitori. Così
molto probabilmente una battaglia im-
portante avverrà quanto prima e sta-
bilirà delle sorti del famoso bandito,
che ad onor del vero è un instancabile
guerriero.
Il capo dello Stato Maggiore delle
truppe americane al Messico, generale
Funston, ricevette a San Antonio il
primo rapporto dal generale Pershing
nel giorno di venerdì scorso. In quel
rapporto dicevasi che la spedizione
americana aveva stabilito le sue basi
di operazione a Valle, quarantacinque
miglia a sud-est di Casas Grandes,
chiedendo fra altro un certo numero
di accessori da guerra, che erano di
impellente necessità, nello stesso tem-
po che raccontava avere allora avvici-
nato con le sue truppe le forze di Vil-
la, restando soddisfatto del lavoro com-
piuto fino a quel momento.
Più tardi si seppe che quest’ultimo
aveva eluso le truppe di Carranza, do-
po un tenace scontro, riuscendo a riti-
rarsi in posizioni più favorevoli verso
il distretto di Guerrero, non senza però
lasciare sul terreno ventidue soldati e
il generale Pietro Guzman, nonché die-
ci prigionieri nelle mani di Carranza.
Intanto a Washington si aspettava
con ansietà giorno per giorno il per-
messo di Carranza di poter usufruire
delle ferrovie messicane pel trasporto
delle truppe e di tutto il necessario
per l’allestimento di guerra. Tale per-
messo si fece attendere alquanto, ma
finalmente è stato concesso, ed ora
la campagna per le truppe americane
e per Carranza sarà grandemente faci-
litata.
Inoltre un corpo di esperti aviatori è
stato stazionato vicino a Casas Gran-
des, ed esso sarà di gran giovamento
alle operazioni di guerra, estesa o ri-
stretta ch’essa sia.
La cavalleria dell’esercito americano
è la forza principalmente in azione ne
la campagna del Messico fino ad ora,
ed essa avanza con ordine e cautela
per scovare le forze nemiche.
Intanto il governatore dello stato di
Chihuahua ha emanato un bando or-
dinando ai sudditi di rimanere fedeli
a Carranza nella presente situazione,
e spiegando le ragioni perchè le truppe
americane si trovano sul suolo mes-
sicano.
Gli ultimi rapporti dal Messico, per-
venuti al generale Funston a San An-
tonio, annunziano che Villa e la sua
banda ha raggiunto Chihuahua dopo
una lunga ritirata dalle regioni monta-
gnose in cui era riparato. Il colonnello
Dodd, comandante il corpo d’avanguar-
dia per l’inseguimento al bandito, dice
che la caccia intrapresa è delle più
ardue, in primo luogo per la mancanza
assoluta di informazioni riguardanti i
L’ITALIA NON HA BISOGNO
DI DENARO.
Roma. — Il “Messaggero” ha testé
pubblicato un articolo di risposta alle
voci e notizie recentemente pubblicate
negli Stati Uniti di miseria e grandi
patimenti in Italia in conseguenza de
la guerra.
L’articolo che, se non l’ispirazione
deve certamente aver avuto l’appro-
vazione del governo, in sostanza am-
mette che quelle notizie debbono es-
sere state diffuse allo scopo di rendere
più facile raccogliere fondi per soc-
correre i soldati feriti e le loro fami-
glie, ma osserva che in fondo, esse
contengono una grande ingiustizia per
l’Italia e la nazione italiana.
Alcune delle “corrispondenze dall’I-
talia” dipingono gl’italiani nelle stret-
te della fame e ridotti ad un popolo di
straccioni — scrive l’innominato scrit-
tore dell’articolo — ma con ciò si pen-
sa che se esse notizie danno per fine
di arrecarci qualche beneficio, in fatto
ci apportano un danno enorme per lo
spettacolo che si offre di paesi come
se fossero nei languori dell’inedia; dei
nostri comitati di soccorso, come se
si trovassero di fronte ai bisogni ai
quali non vi è modo di provvedere e
delle nostre donne e dei nostri fan-
ciulli come di esseri mal nudriti, e peg-
gio vestiti.
L’articolo termina con una viva pro-
testa contro la preminenza che si dà
alle donne americane nel lavoro di
soccorso, mentre le donne italiane, di
ogni classe, lavorano infatigate e in-
defesse, ma quiete e senza strombaz-
zare ai quattro venti i loro grandi sa-
crifici.
Per la Croce Rossa Italiana
e Famiglie di Richiamati
Per circostanze indipendenti dalla
intenzione degli incaricati alla raccol-
ga delle offerte per la sottoscrizione di
cui sopra, il giro attraverso la colonia
italiana locale non è stato ancora ri-
preso. Ci si assicura però che sarà e-
seguito al più presto per dare poi corso
alla spedizione del denaro al suo luogo
destinato, in soccorso dei nostri com-
battenti valorosi alle frontiere d’Italia.
Ecco intanto il resoconto delle som-
me raccolte fino ad ora:
Somma totale delle offerte di Galves-
ton, Dickinson, Altaloma e League
City ........................ $471.60
John Viotto .................... 5.00
Salvatore Zappia ............... 1.00
TOTALE GENERALE $477.60
UN DIPLOMA
Al SOTTOSCRITTORI AL PRESTITO
NAZIONALE DELLA VITTORIA
Il Governo d’Italia ha testé desi-
gnato il “Diploma della Riconoscenza”
ad ognuno dei sottoscrittori al Presti-
to della Vittoria. Si tratta di un vero
capolavoro d’arte, e porterà la firma
autografa di Antonio Salandra, l’ani-
ma e il genio della nostra opera di ri-
vendicazione e redenzione nazionale.
Con questo nuovo oggetto di incita-
mento a sottoscriversi a tale nobile
prestito, noi nutriamo fiducia che i
connazionali di Galveston sapranno ac-
correre all’opera di soccorso e di soli-
darietà verso la Patria, imitando gli
altri che — per non citare i nume-
rosi contributori delle varie località
del Texas — da questa città hanno
sottoscritto finora per circa Lire 4000.
• « «
Per qualunque informazione e schia-
rimenti al riguardo, rivolgersi al R.
Agente Consolare d’Italia in Galves-
ton, Sig C. Nicolini.
-----o——---
IL PRESTITO NAZIONALE DELLA
VITTORIA,
di cui più sopra stiamo parlando, ver-
rà quanto prima iniziato mediante una
sottoscrizione coloniale. Ne avvertia-
mo i volonterosi connazionali di Gal-
veston, affinchè si preparino ad ac-
quistare Azioni, il di cui profitto (ol-
tre all’azione patriottica esercitata) è
dei più lusinghieri.
Intanto noi nutriamo fiducia che an-
che in questa occasione gl’italiani di
questa città prestino la loro efficace
opera per la patria e pei suoi figli.
movimenti del nemico, essendoché nes-
suno fra i nativi messicani ne vuole
fornire.
LA NOSTRA GUERRA
CIRCOLARE EMANATA DAL
COMANDO SUPREMO DEL REGIO
ESERCITO ITALIANO.
I bollettini quotidiani del Comando
Supremo, inspirati a doveroso riserbo
e ad opportuna sobrietà, se sufficienti
a dare conoscenza sommaria dell’an-
damento della nostra guerra, non han
potuo rendere abbastanza l’entità dello
sforzo compiuto dal nostro esercito, de
le difficoltà da esso incontrate, dei ri-
sultati ottenuti. Ciò meglio può appa-
rire dalla narrazione, per sintetica e
complessiva, delle vicende della guer-
ra sino alla fine del 1915.
E’ nota la infelice conformazione de
la frontiera militare impostaci dall’Au-
stria dopo la guerra del 1866: il sa-
liente tridentino, addentrantesi nella
pianura padana a minaccia sul tergo
dell’esercito italiano radunato ad Est
del Tagliamneto; il tratto corrispon-
dente alla pianura friulana, privo di
ogni appoggio difensivo naturale e la-
sciante al nemico il possesso incondi-
zionato dei principali sbocchi delle Al-
pi orientali. Si aggiungano: il grande
sviluppo lineare della frontiera stessa
(Km. 800 circa) ; il carattere di zona
alpestre, elevata e difficile del teatro
delle operazioni, costituito dalla bar-
riera delle Alpi in gran parte possedu-
ta dall’avversario ; il potente sistema
di fortificazioni con cui l’Austria ave-
va fin dal tempo di pace rafforzato il
proprio confine.
Scoppiato l’odierno conflitto euro-
peo, nel lungo periodo della nostra
neutralità, l’Austria attese con febbri-
le attività a completare le difese per-
manenti mediante quei lavori campali
di cui la guerra aveva dimostrato la
grande efficienza: trinceramenti su
più linee, costruiti in cemento e in cal-
cestruzzo, protetti da estesi campi di
mine e da più ordini di reticolato in
grosso filo metallico fissato a sbarre
di ferro; numerose batterie, ben dissi-
mulate, spesso in caverne; poderoso
armamento in mitragliatrici; ampio
sviluppo delle comunicazioni telegra-
fiche, telefoniche ed ottiche, permet-
tenti rapidi e violenti concentramenti
di fuoco.
Sorse così lungo tutta la nostra fron-
tiera, dallo Stelvio al mare, una inin-
terrotta e profonda barriera difensiva
a presidio della quale il Comando Au-
striaco destinò poi tre armate: quella
del Generale Dankl nel Tirolo-Alto
Adige; l’armata del Generale Rohr,
dal M. Paralba all’alto Isonzo; l’arma-
ta del generale Boreovic, lungo l’Ison-
zo. In complesso venticinque divisioni,
formate per tre quarti da elementi di
prima linea, per un quarto da truppe
territoriali ma bene agguerrite ed in-
quadrate, costituenti una massa che
si può valutare corrispondente a circa
12 dei nostri corpi di armata.
* * *
Tenuto conto della conformazione
della frontiera, degli obbiettivi che si
proponeva la nostra guerra, della ne-
cessità che si imponeva all’esercito
italiano di cooperare nel modo più ef-
ficace possibile alle operazioni degli
Alleati, in un momento in cui le sorti
della guerra in Russia volgevano favo-
revoli agli Imperi Centrali, il Comando
Italiano decise di agire offensivamen-
te lungo la frontiera dell’Isonzo. Ma
non potè rinunciare ad operazioni of-
fensive anche nello scacchiere Trenti-
no-Alto Adige, allo scopo di occupar^
taluni punti di speciale importanza e
di rettificare nel modo migliore possi-
bile quella minacciosa frontiera. Le o-
perazioni assunsero così carattere spie
catamente offensivo lungo tutta la va-
sta ed aspra fronte, in direzioni ne-
cessariamente divergenti. L’esercito si
accinse all’ardua impresa con grande
fermezza ed abnegazione, con incrol-
labile tenacia e slancio, che al contat-
to delle difficoltà reali della guerra,
non che affievolirsi, si accrebbero per
le numerose prove di valore date, per
l’orgoglio dei sacrifizi compiuti, per il
magnifico esempio dei caduti, per lo
appoggio affettuoso e costante che
prestava il Paese.
* * *
Caratteristica della nostra guerra fu
l’alternarsi di periodi di maggiore at-
tività con periodi di sosta, necessari
questi a rafforzare le posizioni conqui-
state, a preparare mezzi per ulteriori
attacchi, a procedere con azione meto-
dica di approccio là dove gli attacchi
di viva forza si dimostravano insuffi-
cienti. Assai spesso le soste furono
anche imposte dalle intemperie, che,
Contìnua alla pagina 5
ITALIANITÀ’
Vi sono poche razze che si adatta-
no all’ambiente come l’italiana. E’ sta-
to provato che verso la seconda gene-
razione i figli d’Italia si sentono stra-
nieri ad essa e nella terza poi, non se
ne riconosce neppure l’origine nella
ortografia o nella pronunzia del casa-
to. La fibra resistente e l’intelligen-
za versatile dei nostri fratelli li ren-
dono capaci alla nuova vita al primo
esperimento. In ciò essi ricordano i
colonizzatori dell’antica Roma che ri-
masero famosi nella storia del mondo
perchè romanizzarono le Gallie e 1’1-
beria, il Ponto e la Tracia, la terra
dei Celti come quella degli Unni, men-
tre i nostri conterranei all’estero si
americanizzano spogliandosi facilmen-
te dei costumi ereditari.
La differenza dipende dal fatto che
gli uni, i Romani, possedevano nella
lingua e nella cittadinanza romana un
patrimonio inestimabile, un privilegio
universale e di fatto, che si impone a
tutto il mondo coll’estendimento delle
Aquile Romane, le schiere di Cesare e
di Alessandro il Macedone; mentre
l’umile coione d’oggi emigra dalla
Gran Terra Italica, reduce appena da
la 2.a o 3.a elementare (se pur la fece
nel paese natio) con una visione mol-
to angusta, ristretta della sua patria
che poco conobbe, ed un senso di scon-
forto e di delusione per quella Italia
che non ancora dà a tutti e scuole e
commerci, educazione e industrie. Il
nostro popolo non è ancora stato ce-
mentato, fuso nella sua unità: il cam-
panilismo, fiorito a’ tempi dei grandi
Comuni italiani, alimentato sotto le
sciagurate dominazioni straniere le
quali volerò i popoli d’Italia divisi e
ostili fra loro per patroneggiarli è an-
cora un triste retaggio italiano. Anco-
ra qui si sente parlare di Toscani e
Siciliani come due schiatte, due razze
una della Patagonia e un’altra maga-
ri del Tibet e non come di consangui-
nei e patrioti.
Manca dunque 1’ “umus” che li tenga
insieme, il cemento che li tenga dirit-
ti, la ragione ideale che li faccia sen-
tire tutti.... italiani d’Italia! Perchè
mai? Perchè l’Italia è fatta, ma non
sono fatti gli Italiani, per dirla con.
Massimo d’Azeglio.
Quest’ultima guerra, che è il capi-
tolo finale della nostra guerra d’indi-
pendenza, potrà fondere il Siculo col
Lombardo, il Veneto col Calabro, po-
trà dare una nuova coscienza alla pa-
tria dei cantori e degli artisti e farne
una.... di uomini.
Cosicché siamo deboli in patria e
fuori, indifferenti se non ostili gli u-
ni agli altri per difetto di vincolo pa-
triottico e per la secolare divisione a-
limentata da stolti pregiudizi che pur
troppo ancora sussistono senz’averne
più ragione d’essere. E’ questo dopo
tutto difetto di cultura o di educazione,
di sentimento patriottico o di spirito
individualista? E’ un po’ di tutte que-
ste cose. Educhiamo la nostra gene-
razione. In qual modo, si dirà: ame-
ricanizzandola o richiamandola alla
Cultura Italiana? Ecco. Date loro una
coscienza italiana ed una cultura ame-
ricana. Coscienza italiana implica il
patrimonio di esperienze e di tradizio-
ni, di costumi morali e di peculiarità
italiche. Così, se si vuole, si rinunzi al
tipico piatto di maccheroni, ma non a
la pudicizia femminile, al rispetto per
la donna, alla supremazia dei figli etc.
Cultura dice infine Alfabeto, la Scuo-
la, il Libro. Cosicché basta la cono-
scenza del dolce idioma d’Albione,
l’inglese? No. Se la lingua è il solo
mezzo per conoscere un popolo, per
l’assimilazione dell’anima nazionale ci
si impone la nozione della nostra lin-
gua. E il nostro popolo deve restare
italiano per un dovere sacro che gli
viene imposto dalla storia dei nostri
padri che dell’Italia ne fecero il centro
del mondo e che aspirano a fame ora
il centro della nobiltà umana.
Dr. LUIGI MARTUCCI.
(Continua)
AVVERTENZA Al RICHIAMATI.
Mi pregio render noto a tutti quei
militari soggetti alla chiamata di rim-
patrio, che il primo di aprile e’ desi-
gnata la partenza di un vapore dal
porto di Galveston, incaricato di im-
barcare i richiamati per l’Italia.
I partenti che desiderassero ulterio-
ri spiegazioni al riguardo, si rivolgano
alla sottoscritta Agenzia Consolare,
2003 Strand, Galveston, Texas.
Il Regi* Agente Consolar»
C. NICOLINI
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Traveling, H. E. La Stella del Texas (Galveston, Tex.), Vol. 5, No. 13, Ed. 1 Friday, March 31, 1916, newspaper, March 31, 1916; Galveston, Texas. (https://texashistory.unt.edu/ark:/67531/metapth1183224/m1/1/: accessed June 23, 2024), University of North Texas Libraries, The Portal to Texas History, https://texashistory.unt.edu.; crediting Rosenberg Library.